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Cervicalgia "diagnosi, sintomi e approccio osteopatico"

  • Immagine del redattore: ivan Fontana
    ivan Fontana
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 6 min
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Cos’è la cervicalgia ❘ Definizione

La cervicalgia è una condizione clinica caratterizzata da dolore localizzato nella regione cervicale, ovvero nella porzione posteriore del collo, compresa tra la nuca e la base del cranio fino alla settima vertebra cervicale. In molti casi, il dolore può irradiarsi verso le spalle, le scapole, gli arti superiori o la regione dorsale, accompagnandosi a sintomi come rigidità, limitazione del movimento e sensazioni di tensione muscolare.

Dal punto di vista etimologico, il termine deriva dal latino cervix (collo) e dal greco algos (dolore), e viene comunemente impiegato in ambito medico per indicare qualsiasi tipo di dolore riferito all’area del rachide cervicale, indipendentemente dalla sua origine.

La cervicalgia rappresenta una delle cause più comuni di consulto medico e fisioterapico, tanto da essere considerata, secondo studi epidemiologici internazionali, la quarta causa principale di disabilità a livello globale (Global Burden of Disease Study, 2017). Si stima che oltre il 65% della popolazione sperimenti almeno un episodio di cervicalgia nel corso della propria vita, con picchi di incidenza tra i 35 e i 50 anni.

Nonostante spesso si presenti come una condizione benigna e autolimitante, la cervicalgia può evolvere in forma cronica o recidivante, specialmente se sottovalutata o mal gestita, impattando negativamente sulla qualità della vita, sul sonno, sulla produttività e sul benessere psico-emotivo.

Tipologie di Cervicalgia ❘ Classificazione Clinica

La cervicalgia può essere classificata in base alla natura del dolore e alla presenza di fattori causali identificabili. Questa distinzione è fondamentale sia per la diagnosi differenziale sia per l’impostazione del trattamento più adeguato.


1. Cervicalgia non specifica

È la forma più comune (oltre il 70% dei casi) e si manifesta senza una causa organica evidente alle indagini strumentali (RMN, RX, TAC).Spesso è legata a sovraccarichi meccanici, stress posturali, tensioni muscolari o fattori psicosomatici. Non vi è evidenza di lesioni strutturali importanti, ma può comunque causare dolore cronico e limitazioni funzionali.

È analoga al “low back pain non specifico” nella colonna lombare.


2. Cervicalgia secondaria

Questa forma ha una causa strutturale ben definita, documentabile tramite esami diagnostici. Tra le principali:

  • Artrosi cervicale (spondilosi): degenerazione dei dischi e delle faccette articolari.

  • Ernie discali cervicali: possono comprimere radici nervose, causando cervicobrachialgia.

  • Fratture vertebrali (traumatiche o osteoporotiche).

  • Neoplasie o metastasi vertebrali.

  • Infezioni (es. spondilodisciti).

Questa categoria richiede valutazione clinica specialistica e, in alcuni casi, trattamenti farmacologici, chirurgici o oncologici.


3. Cervicalgia post-traumatica (whiplash)

Deriva da traumi distorsivi del rachide cervicale, tipicamente in seguito a incidenti stradali (colpo di frusta). Il trauma provoca un movimento brusco di flesso-estensione del collo, con danno a livello muscolare, legamentoso, capsulare o discale.

I sintomi possono comparire anche dopo alcune ore o giorni dal trauma, con dolore, rigidità, cefalea e, nei casi più complessi, disturbi visivi, vertigini, acufeni e irritabilità.

Una gestione multidisciplinare (medica, fisioterapica, osteopatica) è spesso necessaria, specie nei casi persistenti (Whiplash Associated Disorders – WAD).

Cause della cervicalgia

La cervicalgia è una sindrome multifattoriale e può derivare da una varietà di condizioni che coinvolgono le strutture osteoarticolari, muscolari, nervose o sistemiche. Di seguito le principali categorie eziologiche:


1) Disfunzioni muscolo-scheletriche

Sono tra le cause più comuni e includono:

  • Postura scorretta prolungata, spesso legata a attività sedentarie (uso del computer, guida, smartphone), che altera l’equilibrio biomeccanico della colonna cervicale, aumentando il carico su muscoli e articolazioni.

  • Contratture muscolari, spesso secondarie a stress, traumi minori o compensazioni posturali, che possono causare dolore miofasciale e limitazione funzionale.

  • Alterazioni degenerative, come la cervicoartrosi, caratterizzata da degenerazione dei dischi intervertebrali, formazione di osteofiti (becchi ossei) e riduzione dello spazio intervertebrale.


2) Ernie o protrusioni discali

Il deterioramento del disco intervertebrale può condurre alla protrusione o all’ernia del nucleo polposo, con potenziale compressione delle radici nervose cervicali. Ciò può causare sintomi radicolari (cervicobrachialgia), come formicolio, debolezza muscolare o dolore irradiato lungo il braccio.


3) Traumi

  • Colpo di frusta (whiplash): trauma da accelerazione/decelerazione, tipico degli incidenti stradali, che coinvolge i tessuti molli del collo.

  • Fratture vertebrali o lesioni complesse, anche lievi ma ripetute nel tempo (microtraumi sportivi o lavorativi), possono contribuire a una cervicalgia persistente.


4)Cause sistemiche e neurologiche

Anche se meno frequenti, devono essere sempre considerate:

  • Patologie infiammatorie o autoimmuni, come la spondilite anchilosante o l’artrite reumatoide, che colpiscono le articolazioni cervicali.

  • Infezioni (osteomieliti, disciti) o neoplasie primarie o metastatiche che interessano la colonna cervicale.

  • Disturbi neurologici centrali o periferici, che possono manifestarsi inizialmente con dolore cervicale atipico.

Sintomi della cervicalgia

Il quadro clinico della cervicalgia può variare da forme lievi e transitorie a manifestazioni più complesse e invalidanti, a seconda della causa sottostante, della durata e dell’eventuale coinvolgimento neurologico. I principali sintomi includono:


Dolore cervicale localizzato

È il sintomo più comune, percepito nella regione posteriore del collo, spesso descritto come dolore sordo, tensivo o pungente. Può accentuarsi con i movimenti, in particolare durante la rotazione o l’estensione del capo.


Irradiazione dolorosa

Il dolore può estendersi a spalle, braccia o dorso superiore (cervicobrachialgia), soprattutto nei casi di compressione o irritazione delle radici nervose cervicali, come in presenza di ernie discali.


Rigidità e limitazione del range di movimento

La cervicalgia può ridurre la mobilità del collo, compromettendo le attività quotidiane come la guida, il lavoro al computer o i movimenti rotatori del capo.


Alterazioni sensitive

Formicolii, sensazione di intorpidimento, iperestesia o parestesie a carico degli arti superiori possono comparire in caso di coinvolgimento neuro-radicolare. La distribuzione di questi sintomi può aiutare nell’identificazione del livello radicolare interessato.


Cefalea cervicogenica

Un sottogruppo di pazienti presenta cefalee di origine cervicale, spesso unilaterali, che si irradiano dalla nuca alla regione fronto-orbitaria. Possono essere scatenate da movimenti del collo o da tensione muscolare.


Vertigini e disturbi dell’equilibrio

In alcuni casi, una disfunzione meccanica delle articolazioni cervicali superiori (in particolare C0-C1-C2) può alterare l'integrazione propriocettiva, contribuendo a sensazioni di instabilità o vertigini non rotatorie.


Segni neurologici gravi (rari)

Quando la patologia evolve in forme più severe, come in presenza di stenosi cervicale o mielopatia, possono manifestarsi:

  • Deficit di forza agli arti superiori o inferiori

  • Alterazioni della deambulazione

  • Disturbi sfinterici (incontinenza urinaria o fecale)

  • Iperreflessia o segni di Babinski (indicativi di compromissione del midollo spinale)

In presenza di questi segni, è indicata una valutazione neurologica urgente e un approfondimento con imaging diagnostico.

Trattamento Osteopatico

L’osteopatia si configura come un approccio manuale complementare, basato su un’attenta valutazione biomeccanica e funzionale del paziente. Nella gestione della cervicalgia, l’intervento osteopatico mira non solo alla riduzione del sintomo doloroso, ma anche al miglioramento della funzionalità globale, intervenendo su tensioni muscolari, restrizioni articolari e squilibri posturali.


Efficacia clinica secondo la letteratura

Studi clinici e revisioni sistematiche hanno evidenziato come il trattamento manipolativo osteopatico (OMT) possa apportare benefici in pazienti con cervicalgia meccanica, soprattutto nelle forme subacute e croniche. In particolare:

  • Un RCT (Licciardone et al., 2008) su 135 pazienti con cervicalgia cronica ha mostrato una riduzione significativa del dolore nella scala NRS (Numerical Rating Scale), con un miglioramento medio da 4.7 a 2.2 nel gruppo trattato con OMT rispetto al gruppo controllo (p < 0.0005) [PubMed ID: 18617745].

  • Una revisione sistematica (2022) ha confermato l’efficacia dell’OMT nel migliorare il dolore e la disabilità funzionale in pazienti con cervicalgia, soprattutto se abbinata ad approcci multimodali [PubMed ID: 35986986].

  • Alcuni studi indicano inoltre un impatto positivo dell’OMT su sintomi associati come cefalea cervicogenica, tensione miofasciale, disturbi del sonno e affaticamento.

Va comunque sottolineato che, come in molte terapie manuali, la qualità metodologica delle evidenze è variabile e sono necessari ulteriori studi controllati, soprattutto a lungo termine, per rafforzare le conclusioni.


Tecniche osteopatiche applicate alla cervicalgia

Il trattamento viene personalizzato in base al quadro clinico del paziente e può includere:

  • Manipolazioni articolari HVLA (High Velocity Low Amplitude): migliorano la mobilità segmentaria cervicale, riducendo rigidità e dolore.

    NB: La manipolazione HVLA è da eseguire soltanto su soggetti che non presentano controindicazioni parizali o assolute

  • Tecniche miofasciali e a energia muscolare: agiscono sulle tensioni muscolari, migliorando la circolazione e la propriocezione.

  • Strain–Counterstrain: tecniche indirette utili nel trattamento di tender point e disfunzioni somatiche.

  • Rilascio craniosacrale (in alcuni casi): impiegato in presenza di disturbi associati come cefalea o disfunzioni dell'articolazione temporo-mandibolare.

Sicurezza e appropriatezza del trattamento

Il trattamento osteopatico è generalmente ben tollerato. Eventi avversi gravi sono estremamente rari quando le tecniche sono eseguite da operatori qualificati, con un’attenta valutazione clinica pre-trattamento.

I sintomi più comuni dopo una seduta possono includere:

  • Dolore muscolare transitorio

  • Stanchezza o lieve indolenzimento locale

  • Raramente: vertigini o irritazioni radicolari (se presenti patologie discali)

È fondamentale escludere controindicazioni assolute (es. fratture, tumori, infezioni, mielopatie) e adottare tecniche conservative in presenza di artrosi avanzata o ernie discali.

Conclusioni

La cervicalgia rappresenta una delle condizioni muscoloscheletriche più diffuse nella popolazione adulta, con un impatto rilevante sulla qualità di vita, sul funzionamento lavorativo e sul benessere psicofisico. La sua eziologia multifattoriale richiede un inquadramento clinico completo e personalizzato, che includa l’anamnesi, l’esame neurologico, la valutazione funzionale e, se necessario, approfondimenti radiologici.

In questo contesto, il trattamento manipolativo osteopatico (OMT) si configura come una strategia terapeutica non invasiva e priva di farmaci, in grado di intervenire su disfunzioni biomeccaniche, tensioni miofasciali e compensazioni posturali che spesso contribuiscono al mantenimento del dolore cervicale, specialmente nelle forme croniche o non specifiche.

Le evidenze scientifiche attuali, pur con alcune limitazioni metodologiche, indicano che l’OMT può essere clinicamente efficace nel migliorare il dolore, la mobilità cervicale e la funzionalità globale del paziente. I migliori risultati si osservano in un’ottica di trattamento integrato, associato a esercizi terapeutici, rieducazione posturale e strategie di prevenzione attiva.


In conclusione, l’approccio osteopatico rappresenta una risorsa terapeutica utile e sicura, particolarmente nei casi di cervicalgia cronica, posturale o post-traumatica, purché inserita in un percorso riabilitativo multidisciplinare e guidata da una valutazione clinica accurata.

 
 
 

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